Biografia Andronica Arianiti Commeno
Figlia di Giorgio Arianiti, illustre capitano della lotta albanese contro i Turchi negli anni 30 del '400, poi ferreo alleato di Scanderbeg, e di Maria Musachi dei despoti di Epiro. Nel 1450 sposò Giorgio Castriota Scanderbeg, principe d'Albania.
Gli Arianiti erano una delle famiglie più potenti dell' Albania medievale, già titolare nei secoli XIII-XIV di vasti domini nell' Albania centrale, a sud di quelli dei Castriota e a nord di quelli dei Musachi.
Alla morte del marito (1468), riparò in Italia con il figlio Giovanni, e fu ospitata a Napoli dal re Ferrante d'Aragona, in segno di gratitudine verso il defunto marito.
I rapporti con la Corona divennero ancora più saldi con l'arrivo in Napoli, nel settembre del 1477, di Giovanna III, novella sposa del re Ferrante, con cui Andronica strinse una profonda e durevole amicizia. Dopo la breve stagione di Carlo VIII, quando nel 1496 si rifece l'appartamento di Giovanna III a Castel Nuovo, "madama" Andronica occupava un alloggio sopra di lei, al secondo piano dell'ala occidentale. Insieme con lei vi erano altre dame di compagnia, e tra queste una "madama Porfida" di casa Arianiti, parente stretta di Andronica, che fu corteggiata, nella società galante delle Due Giovanne, dal celebre Ferdinando Francesco d'Avalos, marchese di Pescara. La fiducia della regina Giovanna in Andronica, la 'Scannalibeccha', è tale da affidarle in custodia l'Infanta Giovanna: il 2 giugno 1488, quando il Duca di Calabria inaugura Poggioreale, è lei a restare in stanza con la piccola.
Fu quest'inserimento "alto" di Andronica a determinare la rapida asce sa sociale della famiglia Granai-Castriota, la quale ben presto ottenne numerosissimi titoli e feudi, assumendo un ruolo di grande prestigio nel Regno. La benevolenza di Andronica verso i Granai-Castriota è antica: secondo Giovanni Musacchi, fu proprio la vedova di Scanderbeg ad organizzare il matrimonio tra Maria Zardari e Bernardo Granai, subito prima di salpare per l'Italia. E furono i Granai, con altri albanesi di rango, a proteggere il viaggio verso l'Occidente di Andronica e del piccolo Giovanni.
Nonostante la contiguità con il potere e le sue lusinghe, Andronica traversa la vita di corte con dignità e moderazione. Il 20 ottobre 1494, il ferreo Alfonso II raccomanda ad Andronica le due Giovanne, con parole che ben rivelano l'altezza spirituale della donna: "in le vostre oratione quale facete ad nostro signor dio recordateve etiam de noi; et recomendateli la nostra Iustitia".
L'ascesa al trono del nuovo re d'Aragona, Federico, il 13 febbraio 1498, non muta il clima di rispetto e amicizia verso "la mogliere de Scannalibecho", e ciò nonostante Federico avversasse dichiaratamente i Granai. È proprio Federico, il 1° aprile 1498, a concedere ad Andronica il feudo di Gagliano, come per ricompensarla di un certo disinteresse del figlio.
Il 7 settembre 1499 Giovanna III lascia Napoli, diretta in Spagna. Andronica la raggiungerà di lì a poco, in compagnia dell'altra Giovanna e di Bernardo Granai, divenuto nel frattempo conte di Copertino. Nel gennaio 1501 il legato veneziano in Napoli, Francesco Morosini, scrive "la reina fiola rimasta a Napoli, di anni venti, fo moglie di re Ferandino: honestissima, et ogni suo atto fa con prudentia; ha con lei la moglie fo dil signor Scandarbecho vecchio, molto amicha di la Signoria nostra..... item il conte di Convertino è a custodia di dita reina, è homo degno". La comitiva di Giovanna giovane s'imbarca da Napoli per la Sicilia il 2 e il 3 agosto 1501, giungendo in Spagna nel luglio 1502.
È dunque dalla Spagna che Andronica scrive una credibilissima lettera l'otto marzo 1505 per lamentare, dignitosamente, il saccheggio del 9 luglio 1504, perpetrato da un gruppo di soldati spagnoli alloggiati in Galatina.
Muore in Spagna, tra l'otto marzo 1505 e i primi di settembre del 1506, quando le due Giovanne ripartono per Napoli. Nel testamento, la regina Giovanna III esprime la volontà che il corpo di Andronica, sepolto nella chiesa della S. Trinità a Valencia, venga traslato in Napoli, in una cappella dell'erigenda chiesa del monastero di S. Maria della Concenzione, sotto la regola di Santa Chiara. Non sembra che la volontà di Giovanna III sia stata eseguita, ed è dunque probabile che Andronica sia ancora sepolta in Valencia.
Bibliografia
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- Summonte. Istoria IV 15 n: 17; è trascritto in ASN Notamenta De Lellis IV bis, 1046-1062: 1055